Gli “sciabbegotti” lavoravano in “Ciurme”, dirette dai “Parò” e l’attuale Corsa del Palio prende spunto dall’abilità che contraddistingueva i migliori equipaggi, dallo sforzo dei loro componenti e, non ultimo, dallo spirito di competizione che animava tutte le fasi della pesca: dall’imbarco all’avvistamento del banco di pesce, dalla calata delle reti in mare fino al loro ritiro in secca. Dopo aver effettuato la selezione del pescato, lo Sciabbegotto aveva il compito di sistemarlo nelle“coffe”, delle grandi ceste di vimini, e, dopo averle infilate in un robusto bastone, si avviava in coppia, correndo, verso il mercato ittico. Durante la corsa verso il mercato occorreva non perdere il pesce: questo avrebbe significato diminuire i guadagni per tutti, poiché i compensi erano proporzionali al ricavato.
Era punto d’orgoglio dimostrare le proprie abilità in tutte le operazioni, in particolare quella di portare il pesce al mercato ittico per primi al fine di ottenere il prezzo più alto.
Due sono quindi gli elementi fondamentali ed imprescindibili alla nostra corsa del Palio: velocità e metodo. Se da un lato occorre arrivare primi alla meta, dall’altro è necessario non perdere il pesce lungo il percorso.
I Quartieri cittadini Castennou, Sammarì, Centro storico, Montarice, Santa Maria in Potenza, Europa e Scossicci, ognuno con la propria “ciurma” di atleti, si sfidano, senza esclusione di colpi, in una corsa a staffetta nel cuore della città, trasportando a spalla due ceste, collegate con un bastone e ricolme di pesce ( peso di 30 Kg), proprio come un tempo facevano i loro nonni.
A cornice della competizione si ricrea, nella stessa data, l’ambientazione del tempo: attraverso i figuranti, i loro abiti, i loro mestieri e il loro quotidiano, si rianima il paese di fine ottocento, consentendo ai turisti di immergersi in un’altra epoca storica e alla gente locale di ritrovare le proprie radici
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