Mura urbiche in opus quadratum e Fonte Magna

 
Le mura urbiche di Osimo rappresentano la testimonianza più importante dell’impianto urbanistico dell’antica colonia romana di Auximum, sorta nel II sec. d.C. sul sito di un precedente abitato protostorico, sul colle della catena collinare tra le valli del Musone e dell’Aspio.
La costruzione di questa straordinaria cinta muraria fu promossa per iniziativa di un’aristocrazia senatoria e rispondente, quindi, agli scopi funzionali e utilitaristici di una politica di tipo clientelare. Lo storico Livio riporta, infatti la notizia che furono i censori Q. Fulvius Flaccus e A. Postumius Albinus, in carica nel 174 a.C., ad appaltare i lavori di costruzione dell’opera e delle tabernae intorno al foro, grazie al ricavato della vendita dei terreni pubblici. Le mura si conservano per ampi tratti, soprattutto sotto il Convento di S. Francesco. L’opera fu realizzata con grandi blocchi rettangolari di tufo secondo la tecnica costruttiva dell’opus quadratum.
Le porte urbiche erano tre: Porta Vetus Auximum sulla strada di Ancona, Porta Musone (di cui rimangono resti in corrispondenza dell’attuale porta) sulla strada per Cingulum, Aesis e Trea e una porta per Potentia, oggi non visibile.
Presso il centro di Osimo, si trova la Fonte Magna alla quale si accedeva per mezzo di una scalinata che scendeva dall’omonima via. La tradizione fa risalire il suo nome a Pompeo Magno, passato in questa zona durante la guerra civile contro Cesare, anche se è più probabile derivi dal fatto di essere stata una delle principali fonti di approvvigionamento idrico della città.
Si tratta di una costruzione che riveste grande importanza nel panorama archeologico marchigiano, in quanto è uno dei pochi monumenti citati da fonti storiche. La Fonte Magna viene ricordata da Procopio di Cesarea nel suo De Bello Gotico come obbiettivo strategico del comandante bizantino Belisario che voleva espugnare la città occupata dai Goti. 

 
 
 

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dal Blog #DestinazioneMarche