L’opera proviene dalla Chiesa di Santa Maria di Castelnuovo a Recanati, dove era posizionata sull’altare principale. La Chiesa, la cui costruzione incominciò nel 1100, era posta sotto la giurisdizione dei monaci benedettini. All’inizio del Cinquecento i religiosi inoltrarono al Comune di Recanati una richiesta di finanziamento della Pala. Il finanziamento tardò ad arrivare finché, come emerge dai documenti esaminati da diversi studiosi, il pagamento dell’opera all’artista veneto non venne diviso tra il Comune di Recanati, le autorità ecclesiastiche locali e la confraternita del quartiere nel quale la Chiesa si trova.
La Trasfigurazione era la tavola centrale di una pala d’altare. Le tre tavole più piccole che componevano la predella, dove erano rappresentati episodi della vita di Cristo, sono in parte disperse, in parte identificate in opere presenti in diversi musei europei. La realizzazione della tavola viene fatta risalire dalla critica intorno al 1512, dopo la collaborazione di Lorenzo Lotto con Raffaello nella decorazione delle Stanze Vaticane a Roma, poiché lo stile del pittore veneziano si modificò al contatto con l’artista di Urbino. Nella pala è rappresentato il momento in cui Gesù rivela agli apostoli la natura divina della sua persona. Sulla sommità di una collinetta, è raffigurato un Cristo dal volto sereno che accenna, con le tre dita della mano destra aperte, al dogma della Santa Trinità. I profeti Elia e Mosè, quest’ultimo con le tavole della legge ai suoi piedi, affiancano Gesù. In basso, separati dal resto della composizione anche attraverso un differente uso del colore, si trovano gli apostoli. Giovanni e Giacomo, con la mano alzata, si coprono il volto abbagliati dalla luce che accompagna il manifestarsi della presenza di Dio, mentre Pietro, futuro vicario di Cristo sulla terra, con in mano le chiavi attributo del custode del paradiso, è in procinto di voltarsi.