Dopo il grande successo del film “Il Giovane Favoloso” di Mario Martone, con oltre 1 Milione di spettatori ed un incasso di più di 5 milioni di Euro, vi proponiamo un tour dei luoghi leopardiani più suggestivi delle Marche. Dal borgo natìo di Recanati, ai musei, che contengono i frammenti della vicenda storica e letteraria di uno dei marchigiani più illustri e noti nel mondo.
Itinerario delle locations marchigiane del film 'Il Giovane favoloso'
A Recanati, tra le locations da visitare ci sono: Casa Leopardi, palazzi storici, ville private, esterni centro storico, paesaggi e giardini, chiesa, la piazza cinquecentesca di fronte alla dimora che oggi è chiamata piazzetta del Sabato del Villaggio (vi si affaccia anche la casa dove visse e dove fu vista da Leopardi Teresa Fattorini, morta giovane e immortalata in “A Silvia”). La casa natale di Giacomo Leopardi e la sua immensa biblioteca che conserva più di 20.000 volumi, costruita e costantemente aggiornata da Monaldo Leopardi, sono i luoghi dove si sviluppa principalmente la parte del film ambientata a Recanati. Ad oggi è ovviamente visitabile e mantiene intatta la meravigliosa biblioteca in cui Giacomo e i suoi fratelli si sono formati (per informazioni, orari e biglietti visitate il sito www.giacomoleopardi.it)
La piazza, visibile in una foto d’epoca, antistante il palazzo, è delimitata a nord dalla Chiesa di Santa Maria di Montemorello, costruita nel secolo XVI per volere e a spese di Pierniccolò Leopardi; qui è conservato l’atto battesimale del poeta. La Chiesa di Montemorello è affacciata sulla Piazza del Sabato del Villaggio, proprio davanti a casa Leopardi, nel film ne vediamo in qualche scena solamente la facciata. Ad est nella Piazza si trova la cosiddetta “casa di Silvia”, una lunga costruzione che in parte era adibita a scuderia, in parte era abitata dalla famiglia di Teresa Fattorini che, morta giovanissima, fu immortalata da Giacomo nella poesia “A Silvia”. Sul lato ovest esisteva, ora demolita, la casetta ove sedeva “su la scala a filar la vecchierella”. Ancora oggi spesso “I fanciulli gridando – su la piazzuola in frotta e qua e là saltando – fanno un lieto romore”. Come nei versi del canto da cui la piazza stessa prende il nome.
Rifugio e prigione di Giacomo, è spesso presente nel film il Monte Tabor, il colle di Recanati che si affaccia verso sud da cui si domina un bellissimo panorama verso i Monti Sibillini. Meglio conosciuto appunto come “il Colle dell’Infinito” ispirò uno degli idilli più famosi di Leopardi, “L’Infinito”. Il colle dell’Infinito, dove Leopardi terminava le passeggiate quotidiane che iniziavano dal cortile del palazzo e passavano dai giardini del Convento di Santo Stefano, sorto nel Quattrocento su un terreno della famiglia Leopardi e oggi sede del Centro Mondiale della Poesia. La scena della recita dell’Infinito nel film è indimenticabile.
Palazzo Venieri, uno dei più antichi e interessanti di Recanati e da cui si gode un panorama mozzafiato e il suo chiostro fa da sfondo ad una brevissima scena del film. L’edificio fu fatto erigere dal Cardinal Venieri su disegno di Giuliano da Majano, il quale diresse anche i lavori di costruzione. Il palazzo, situato sul punto più alto della zona centrale di Recanati fu concepito come una costruzione a metà tra residenza e castello urbano.
Da vedere a Recanati come luoghi leopardiani: Chiesa di Sant'Agostino. La costruzione risale al XIV secolo e di quest'epoca conserva eleganti decorazioni in cotto sul portale, mentre l'interno fu rifatto nel secolo XVI su disegno del Bibiena. Dal chiostro interno è visibile la torre resa celebre dalla poesia leopardiana " Il passero solitario".
Un po’ decentrata, si innalza la duecentesca Torre del Borgo, citata nelle Ricordanze per lo scoccare delle ore il cui suono arriva al poeta portato dal vento. Proseguendo ancora lungo la Strada Magna (qui corso Persiani) si arriva a un bivio. Prendendo a destra (via I luglio) si scende verso le Mura Sforzesche ai piedi delle quali un minuscolo giardino è quanto rimane dell’area che ai tempi del poeta era destinata al Gioco del pallone, come ricorda la targa della via. Basta comunque poco per rivedere, nei bambini sulle altalene o gli scivoli, il garzon bennato che nella sua lirica “A un vincitore nel pallone” Giacomo paragona agli eroi della classicità greco-romana.