Biblioteca Leopardi

 
La Biblioteca del Conte Monaldo Leopardi (1776-1847) documenta in modo significativo quanto ancora fosse vivo l’interesse per la ricerca antiquaria e la storia locale presso i ceti colti marchigiani, in linea con tutta una tradizione di studi storici che nella Marche si afferma alla fine del Settecento con l’opera monumentale dell’abate Giuseppe Colucci, le Antichità Picene.
Di dimensioni ragguardevoli per il suo tempo (16.000 volumi circa) occupava quattro camere in cui i libri erano distribuiti per materie ad eccezione della seconda stanza riservata unicamente alla letteratura religiosa, dalla presenza dei padri della chiesa ad una nutrita sezione di teologia, prevalentemente dogmatica e polemica, ma anche protestante. Accanto a questo spiccato interesse religioso la raccolta è ricca di testi illuministici ma anche del versante antiphilosophique del Settecento, di letteratura straniera coeva, cui attinse il giovane Giacomo per elaborare una visione del mondo e della storia opposta a quella del padre.
Il nucleo più consistente della biblioteca si deve ad una serie di acquisti che il conte effettuò nelle fiere di Recanati, di Senigallia e in alcuni viaggi a Roma. L’occasione fu la soppressione – durante e dopo la prima Repubblica Romana - di conventi e congregazioni religiose. Monaldo acquistò molti libri greci per "secondare", scrive nel Commentario, gli studi del figlio Giacomo, ma soprattutto per una sua innata vocazione antiquaria. Lo spirito appassionato del collezionista non solo di libri ma anche di monete, medaglie, iscrizioni e una vasta conoscenza dei documenti che egli scelse e ordinò sistematicamente si riflettono del resto anche nelle sue opere di storia locale.
Da una piccola lapide apposta nella biblioteca leggiamo che Monaldo Leopardi nel costituire la raccolta pensava non solo a sé ma anche ai suoi concittadini. Fu, infatti, sempre aperta agli studiosi ed oggi anche ai semplici visitatori attratti dal valore museale della sede e della sua raccolta libraria.
La biblioteca è all’interno di Casa Leopardi – che si affaccia sulla piazza del sabato del villaggio – è rimasta così come la volle il conte padre e con le sue quattro sale occupa quasi interamente il primo piano del palazzo, di cui fanno parte anche la Sala dell’Alcova, la Sala dei Manoscritti e lo studio di Monaldo. La prima sala è composta da soffitto e cassettoni; la seconda – più piccole delle altre – ha un affascinante soffitto in tela con dipinti in tipico stile pompeiano; La terza e quarta sala, infine, hanno entrambe forma rettangolare e contengono centinaia di libri riposti in enormi scaffali.
 
 
 

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dal Blog #DestinazioneMarche