La chiesa, molto probabilmente dono della comunità, fu fatta costruire dai padri agostiniani tra la fine del XV secolo e il 1517, come testimoniato da un mattone della facciata sul quale è stata posta questa data. Venne consacrata nel 1530 dal Vescovo di Fermo, Monsignor Gaddi.
Il complesso agostiniano, costituito dalla chiesa e dall’annesso convento, occupa l’area dove sorgeva una precedente chiesa e la sua edificazione la si ebbe in consegueanza al trasferimento dei monaci agostiniani dalla loro originaria sede franante. Il convento venne soppresso con bolla papale il 10 aprile 1653 in seguito alla decisione del Papa Innocenzo X, che aveva stabilito la soppressione dei piccoli conventi con meno di sei frati. Con l'Unità d'Italia seguì una nuova soppressione.
Il prospetto della chiesa è sobrio ed essenziale, privo di qualsiasi elemento decorativo. La facciata, a due falde, è realizzata con con mattoni irregolari di dimensioni variabili e da materiale di recupero, rappresentato da antiche pietre incise e da lapidi con iscrizioni frammentarie. Nella sua parte sommitale sono posti alcuni bacili in maiolica disposti a croce, secondo l'uso agostiniano. L'abside, orientato verso il mare, ha un assetto fortificato, con merlatura e due contrafforti.
L'interno della chiesa è a pianta longitudinale a navata unica e coperta da capriate lignee. Attualmente nella chiesa sono visibili tre altari, ma probabilmente nel XVII sec. ne possedeva dieci, come testimoniato da alcuni documenti relativi alle visite pastorali.
A destra dell’ingresso è situato un affresco, oggi parzialmente nascosto, raffigurante una Madonna della Misericordia, riferibile alla bottega di Vincenzo Pagani e probabilmente un ex-voto per lo scampato pericolo in occasione dell’attacco dei pirati. Sulla parete a destra dell’ingresso, sopra una nicchia, si può osservare la cosiddetta Lunetta della Natività, un dipinto del quale si legge solo la figura della Vergine in una scena che, forse, comprendeva anche le figure di S. Giuseppe e il Bambino in uno sfondo paesaggistico campestre. Subito dopo si trova l’altare fatto erigere nel 1741 da Francesco Palmaroli e ornato dalla cosiddetta Pala Palmaroli, che rappresenta una Sacra Conversazione, recentemente attribuita al pittore Filippo Ricci.
L'altera maggiore presenta una struttura architettonica lignea di gusto barocco che racchiude due dipinti: quello superiore, di forma rettangolare, rappresenta una Pietà con San Nicola di Bari, mentre quello inferiore, di forma ovale, raffigura le Anime purganti. L’altare copre interamente l’abside retrostante, che ospita un coro ligneo. Più recente è, invece, il percorso della Via Crucis, opera dello scultore grottammarese Pericle Fazzini (1913-1987).
Su un palco, sopra la porta d’ingresso, è posto un organo della prima metà del XIX secolo, di autore appartenente forse alla scuola neoclassica veneta.