Museo Vescovile

 
Inaugurato nel marzo 2002, il museo sorge nell’edificio ottocentesco dell’ex seminario vescovile ed ospita opere d’arte provenienti da Montalto e dalle sue frazioni di Porchia e Patrignone.
Oltre ai ricchissimi paramenti ricamati in filo d’oro appartenuti ai primi vescovi della città (in particolare si ricorda la pianeta di Francesco Saverio Castiglioni, elevato al soglio pontificio col nome di Pio VIII nel 1829), nel suggestivo allestimento possono essere ammirati una croce dipinta del XIII secolo, pitture, sculture lignee, suppellettili in argento e una notevole collezione di croci processionali dal XIV al XVI secolo, recentemente restaurate dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Notevoli fra tutti i doni elargiti da Sisto V alla sua patria, su cui s’impone il cosiddetto Reliquiario di Montalto, capolavoro assoluto di arte orafa francese del secolo XIV. Sopra un elaborato piede in argento, si eleva una tabella dove sono raffigurati Cristo morto sorretto dagli angeli e altre scene della Passione.
Si tratta di un’opera polimaterica straordinaria ed estremamente preziosa, realizzata in oro, argento dorato, smalto en ronde bosse, gemme, perle e cammeo in sardonice.
L’esecuzione del prezioso manufatto va ricollegata forse alla bottega parigina di Jan du Vivier, cui venne affidato dai Reali di Francia verso la fine del XIV secolo. Di qui pervenne nei tesori pontifici, dopo aver fatto sostato presso importanti collezioni principesche del Quattrocento, come quella di Federico IV del Tirolo, di Lionello d’Este a Ferrara e di Pietro Barbo (futuro Paolo II) a Roma. Il cardinale Barbo fece corredare il reliquiario della coperta sul retro e del piede, entrambi realizzati da una bottega orafa veneta (1457-1464).
Nei Sacri Palazzi dell’Urbe la trovò papa Sisto V, originario di Montalto, che volle donarla al suo paese d’origine pochi mesi prima che fosse elevato a sede diocesana.
Tra i doni sistini si può ammirare anche il maestoso parato di Sisto V, comprendente un grande piviale con pianeta, stola, manipolo e la borsa di corporale, oltre a due tonacelle ed un paliotto con lo stemma pontificio. Realizzato intorno alla metà del XVI secolo, il parato è in raso di seta rossa con trame lanciate i filo d’oro, mentre per gli stemmi papali si è utilizzata la tecnica dell’applicazione secondo una prassi che si diffonde in tutta Europa tra il XVI e il XVII secolo. La preziosità del tessuto è data dall’elaborata tecnica dell’or nuè, già conosciuta ed impiegata nel XIV secolo per la creazione di paramenti di grande importanza. Questa fa un grande uso dell’oro filato, il quale viene steso sul supporto di tela disegnato; l’oro viene poi velato attraverso fili di seta policroma di varie tonalità, assicurando efficaci effetti chiaroscurali. Sia il piviale che la pianeta sono, inoltre, impreziositi da ricami con figurazioni grottesche e con santi racchiusi entro cornici ovali.
 
 
 

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