Teatro della Fortuna

 

Il primo spazio teatrale fanese, fu la Sala della Commedia, resa stabile con palco e scena fissi a partire dal 1556. Nello stesso luogo fu poi eretto fra il 1665 e il 1677 il primo Teatro della Fortuna, opera del celebre scenografo e scenotecnico fanese Giacomo Torelli. Dotato di cinque ordini di palchi e di un vasto palcoscenico perfettamente attrezzato, il teatro torelliano ebbe le scene e le decorazioni rinnovate nel 1718-19 da Ferdinando Bibiena e si mantenne in attività fino al carnevale del 1839. L’attuale secondo Teatro della Fortuna è stato invece eretto fra il 1845 e il 1863 dall’architetto modenese Luigi Poletti e risultava evidente anche la perfezione raggiunta nelle forme architettoniche dove vennero eliminati tutti gli squilibri e creata una perfetta armonia di masse e di linee. Imponente e severo, lungo il perimetro a ferro di cavallo della platea, è l’alto basamento anfiteatrale che regge la sporgenza del primo ordine (21 palchi), ampia e decorata fra palco e palco da piccole sfingi alate. Qui dominano severi i pilastri in muratura che reggono la sporgenza del secondo ordine con relative mensole e che sostengono il peristilio corinzio su cui posano il fregio e la cornice della trabeazione, coronata da attico decorato da statue, che funge da parapetto al loggione. A metà circa dell’altezza, fra i fusti delle colonne elegantemente scanalate, alleggerisce il tutto l’impalcatura con classico parapetto a grata che delinea il terzo ordine ed è di grande effetto per il motivo del traforo che si ripresenta, variamente risolto, anche nel parapetto del loggione a balconata aperta e che bene si presta ad evitare il ripetersi monotono dei parapetti a fascia che caratterizzano invece i due ordini inferiori, abbelliti questi dalle decorazioni a stucchi dorati realizzate su disegno del Poletti dall’urbinate Giuliano Corsini. Al Corsini si attribuivano anche la realizzazione dell’artistico motivo a corone concentriche della volta, fedelmente rifatta dopo le ricordate distruzioni belliche, nei cui tondi e riquadri campeggiavano vivaci tempere del romano Francesco Grandi, raffiguranti i Fasti di Apollo, i Genietti delle Arti e sette delle nove Muse. Opera anch’essa del Grandi è il sipario raffigurante un immaginario Ingresso di Cesare Ottaviano Augusto nell’antica Fanum Fortunae, ritto sul carro tirato da quattro candidi destrieri. Dopo cinquant’anni e più di forzata chiusura il teatro è oggi in attività, interamente restaurato nelle sue parti monumentali e completamente ristrutturato negli impianti e servizi.


 
 
 

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dal Blog #DestinazioneMarche