Situata poco fuori della città, la “possessione di Miralfiore”entrò a far parte dei possedimenti rovereschi nel 1559, quando Guidobaldo II la acquistò da Pier Simone Bonamini, maggiordomo di corte. L’edificio allora esistente e i giardini furono completamente ristrutturati, avvalendosi dell’opera di Bartolomeo Genga e Filippo Terzi.
Come questo giardino si presentasse nell’epoca roveresca lo possiamo dedurre da un disegno che Francesco Mingucci preparòne 1626: il grande “giardino della fontana”, rettangolare, costituiva lo spazio nodale del complesso. L’elemento piùcaratteristico era una pergola quadrangolare oggi scomparsa che ne cingeva l’intero perimetro. Si trattava di una passeggiata coperta da verzure sorrette da un’armatura voltata lignea all’uso classico. Intorno si dispiegavano le altre parti della composizione verde, tra cui due piccoli terrazzamenti murati, configurati come un giardino segreto, ancora oggi esistenti. La copiosa presenza dell’acqua lungo tutto il giardino, le nicchie, i decori rustici e i boschetti concorrevano a dare al luogo l’atmosfera di un ninfeo dal forte gusto manierista.
Successivamente all’epoca roveresca, la villa e i giardini passarono in proprietà a varie nobili famiglie, per essere infine acquistati dalla Santa Sede Apostolica che li concesse in enfiteusi ai principi Albani. Dal 1993 la villa è di proprietàdel gruppo industriale Fiam, che ne ha fatto la sede di rappresentanza della sua azienda ed ha provveduto ad ampi lavori di ristrutturazione.
Al centro del giardino si trovano fontane, vari tipi di alberi, tra cui un ginkgo biloba che in autunno perde foglie giallo squillante, piccole concrezioni di conchiglie e una cappellina,datata agli inizi del novecento e decorata in stile medievaleggiante. Il giardino ha un’agrumaia, in cui sono esposti gli ultimi progetti della Fiam, e una scaletta a chiocciola in ferro di epoca liberty che porta in cima ad una torretta. Pur essendosi persa la parte piùa valle del giardino, ed essendone mutato il contorno attraverso la costruzione di fabbricati di servizio e della cappella, il disegno generale èrimasto inalterato (ben leggibile èancora la porzione del giardino in cui era la fontana, segnata da sei compartimenti rettangolari disegnati da siepi di bosso) e costituisce uno degli esempi piùimportanti di giardino storico della regione.