Le Marche di Federico II sono una terra intricata di lotte, alleanze, divorzi, esperimenti d’arte e innovazioni linguistiche; un passato i cui germogli hanno contribuito a creare la splendida regione del presente.
Questo viaggio nel Medioevo ha il suo fulcro a Jesi, la città dove tutto ebbe inizio, con la nascita dell’Imperatore in una fredda notte del 26 dicembre del 1194 nella monumentale Piazza che porta il suo nome. Qui si trova il Museo Federico II Stupor Mundi, che propone un percorso multimediale attraverso il tempo e lo spazio. Nello storico Palazzo Ghislieri, sedici sale tematiche, attraverso installazioni interattive, animazioni tridimensionali, ricostruzioni architettoniche e sartoriali, conducono i visitatori attraverso battaglie che hanno segnato un’epoca, per scoprire i castelli dell’imperatore e volare con i suoi falchi.
A pochi passi, imperdibile è la Pinacoteca Civica di Palazzo Pianetti, con gli stupefacenti quadri di uno dei maestri del Rinascimento, Lorenzo Lotto, e la mirabile Galleria degli Stucchi in stile rococò.
Dopo un bicchiere di vino Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC, si può raggiungere l’antica Fabriano, città storicamente fedelissima all’Imperatore e fertile territorio della dinastia dei Chiavelli, che lo arricchirono di sontuosi palazzi e tesori artistici.
Sarà facile subire il fascino d’oro antico dei quadri di Gentile Da Fabriano alla Pinacoteca Civica Bruno Molajoli, per poi immergersi nell’arte dei maestri cartai al Museo della Carta e della Filigrana dov’è racchiusa tutta l’operosità delle botteghe cartarie che ancora costituisce il nucleo identificativo della città nel mondo.
Tra una pausa sfiziosa con un tagliere su cui regna il Salame di Fabriano, presidio Slow Food, e una rifrescante birra artigianale in uno dei numerosi birrifici, si può visitare il Teatro Gentile. Costruito e inaugurato nel lontano 1692, oltre ad essere considerato uno dei teatri più belli ed eleganti delle Marche, ha anche un'eccellente acustica. Facendo una semplice scalinata si accede all'Oratorio della Carità, decorato alla fine del XVI secolo con un prezioso ciclo affrescato, raffigurante le opere di Misericordia spirituale e corporale realizzato dal Bellini.
A ridosso della bellissima Piazza del Comune e dell’annessa Fontana Sturinaldo, una foto merita la Farmacia Museo Mazzolini e Giuseppucci, interamente rivestita in legno finemente intagliato alla fine dell’800.
Sarà tempo così di raggiungere le bellezze nascoste della provincia di Macerata, dove il collegamento con gli svevi parte da Matelica, con la distruzione della città ad opera di Cristiano di Magonza, legato di Federico Barbarossa. Suo figlio Manfredi fu strenuamente appoggiato in ogni azione bellica dai temuti signori Ottoni, tra le più importanti famiglie nobili marchigiane, con un solenne giuramento di fedeltà.
Uno splendido orologio solare sferico in marmo, con iscrizioni greche datato tra I-II Sec. d.C, conosciuto anche come il ‘Globo di Matelica’, attende di essere scoperto al Museo Civico Archeologico, a Palazzo Finaguerra, dove sono conservati anche numerosi reperti e testimonianze dell’originaria città romana. Sarà bello passeggiare sulla piazza dedicata a Enrico Mattei, circondati da edifici storici come Palazzo degli Ottoni, edificato da Ottone IV su cui svetta l’antica torre civica.
Altera e fascinosa è la vicina Treia, ricca di scorci mozzafiato, che catturarono il cuore dell'intrepido Corrado I d'Antiochia, vicario nelle Marche di Federico II. Si accede alla città dall’imponente porta Vallesacco, così chiamata a testimonianza della vendetta di Corrado ai danni della città, dopo che riuscì a liberarsi corrompendo il Podestà di Treia. Per scoprire i preziosi documenti di questa vicenda si può visitare l'Accademia Georgica, nella prestigiosa palazzina ottocentesca disegnata dall’architetto Giuseppe Valadier che fa corona alla Piazza principale, da cui si gode di uno splendido panorama sulle dolci colline maceratesi.
Poco lontano, nel territorio di Urbisaglia sorge la monumentale Abbazia cistercense di Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra, un tempo potente centro culturale e religioso protetto sia da Federico che da suo figlio Manfredi. Dopo una visita al vicino Parco Archeologico, che conserva le vestigia romane della città di Urbs-Salvia, come i sontuosi teatro e anfiteatro, a testimonianza della centralità dall’insediamento quale importante snodo commerciale dell’epoca, si può passeggiare tra le possenti mura fortificate del vicino borgo medievale che domina la valle del Fiastra.
Una struttura urbana di compatta eleganza si scorge arrivando a San Severino Marche, con in alto il Castello, e in basso la duecentesca Piazza del Popolo, il ‘salotto buono’ della nobiltà, dalla originale forma ovale, su cui si affacciano numerose dimore gentilizie. Poco lontano si trova la Concattedrale di Sant’Agostino, sui cui spicca il portale gotico nella facciata quattrocentesca, che custodisce all’interno una preziosa tela del Pomarancio. La città deve la sua bellezza artistica alla dinastia degli Smeducci, e qui vi inizia la sua personale ascesa Fildesmido da Mogliano, strenuo sostenitore degli Svevi.
Percorrendo un ondulato paesaggio collinare a cavallo delle valli del Chienti e del Potenza, si scorge un impianto medievale inalterato, che contraddistingue Camerino, con case in pietra e in cotto addossate alle mura, ripidi vicoli e palazzi nobiliari. Storicamente guidata dalla dinastia dei Da Varano dopo essersi vendicati della distruzione portata da Manfredi, ne risollevano le sorti e nei tre lunghi secoli di dominio ne fanno un importante centro culturale, testimoniato dal Palazzo Ducale, sede dell’antichissima facoltà di Giurisprudenza.
Circondata da maestose montagne che esaltano il fascino di un atmosfera senza tempo, la vicina Sarnano è terra di storie che sin dai tempi di Federico Barbarossa narrano le gesta del suo signore, Rinaldo di Brunforte, considerato uno dei più fedeli e preziosi alleati imperiali. Il borgo, circondato da numerosi sentieri che conducono a tre suggestive cascate immerse nella natura, è noto per il mistero dell’Uovo di Sarnano, un grande monolite di calcare bianco del peso di tre tonnellate, con una vaschetta circolare sulla sommità, che oggi si trova in Piazza Alta, vicino al Palazzo del Podestà.
Cippo romano di epoca augustea, manufatto celtico, strumento per osservare le stelle, molte sono le teorie che vi ruotano attorno, tanto da spingere la scrittrice inglese Joyce Lussu a stabilirsi qui per studiarlo e scriverci un racconto.
Abbandonata la Marca Maceratese, sarà tempo di fare rotta verso Ascoli Piceno, bianca città dal fascino avvolgente, con stili architettonici e luminosi palazzi in marmo che sono la quintessenza della ricerca dell’armonia tra Medioevo e Rinascimento, come la stupefacente Piazza del Popolo, completamente in travertino. Federico la conquistò a fatica e con la forza, concedendole però tanti privilegi che ne contribuirono allo sviluppo.
Straordinari palazzi, torri di guardia e una fervidissima vita artistica, diedero anche i natali a colui che l’imperatore svevo definì il re dei versi, il trovatore Guglielmo Divini, poi divenuto uno dei più vicini seguaci di San Francesco d’Assisi.
Dopo una visita a Palazzo dell’Arengo, sede della Pinacoteca civica, tra le più importanti dell’Italia centrale, con opere di Carlo Crivelli, Tiziano, Cola d’Amatrice e Guido Reni, si può scegliere tra una pausa al profumo di Anisetta allo storico Caffè Meletti, salotto in stile liberty, e una camminata in centro assaporando lo street food più famoso della zona, le tipiche Olive Ascolane. Ripiene con un composto a base di carne e poi fritte, sono le regine indiscusse dell’aperitivo.
A concludere l’itinerario tra i luoghi di Federico è il mistero che avvolge i Monti Sibillini, dove aleggia la presenza della Sibilla, incantatrice e indovina che si narra abbia predetto la nascita dell’Imperatore. Figura femminile che oscilla tra sacro e profano, è da secoli oggetto dell’immaginario letterario cavalleresco medievale di importanti scrittori come Antoine De La Sale e Andrea da Barberino. Tra le vette di queste montagne è possibile avventurarsi alla scoperta di quella che si narra sia stata la magica Grotta della Sibilla.