Nei pressi di Ascoli Piceno, nella località Castel Trosino, i primi giorni di aprile del 1893, durante dei lavori agricoli in contrada Santo Stefano, venne casualmente scoperto un sepolcreto longobardo il cui scavo, iniziato dal parroco locale, su sollecitazione di Giulio Gabrielli venne poi affidato ai funzionari dello Stato, il soprintendete Brizio e l’ingegner Mengarelli: ripresa nel 1896, la campagna portò alla scoperta di circa 500 sepolture. alcune delle quali dotate di ricchi corredi funerari che vennero trasferiti prima al Museo Nazionale Romano e poi, dal 1967, nel Museo dell’Alto Medioevo.
Soltanto recentemente, grazie alla disponibilità degli organismi competenti, una parte della collezione è stata concessa in deposito al Comune di Ascoli Piceno che, in collaborazione con il Mibac ha provveduto ad allestire al terzo piano del Forte Malatesta il Museo dell’Alto Medioevo nel quale, insieme ai corredi funerari di Castel Trosino, è possibile ammirare anche le oreficerie gote di Arquata del Tronto e numerosi reperti scultorei altomedievali appartenenti al Lapidario del Comune.
Nei suggestivi ambienti progettati da Antonio da Sangallo il Giovane, recentemente restaurati a cura dello Stato, viene proposto un interessante allestimento che, per la presentazione dei manufatti esposti, si avvale di moderni supporti multimediali che consentono al visitatore di fruire di una visione particolareggiata degli oggetti, di una accurata presentazione del contesto di rinvenimento e di vari approfondimenti di natura tecnica.
Attraverso un articolato sistema di touch-screens, disposti accanto alle vetrine lungo tutto il percorso espositivo è dunque possibile creare una coinvolgente interazione con i reperti volta a ricostruire lo stile di vita, il vestiario e le armi in uso presso le popolazioni longobarde insediate nel territorio ascolano.
La visita al Museo inizia con un video che illustra la storia del ritrovamento e della campagna di scavo condotta nel 1893-1896 e si conclude con un altro filmato che, attraverso rilievi, fotografie d’epoca e disegni ricostruisce le alterne vicende del "Tesoro Longobardo di Castel Trosino".
Tra i manufatti presentati si segnalano una sepoltura femminile ed una maschile caratterizzate da un ricco corredo che qualifica i defunti come personaggi di alto rango: i finimenti per la cavalcatura e la ricca cintura guarnita con puntali in oro, testimoniano l’altissima qualità tecnica della tradizione orafa longobarda e le fibule a disco ornate in filigrana e le collane in pasta vitrea completate da pendenti in oro, consentono di documentare il grande fascino che la tradizione bizantina ha esercitato sui Longobardi.
Nel corso di una recente rivisitazione dello scavo effettuata nel 2001, sono stati riportati alla luce altri monili come un raro anello–sigillo d’oro usato dai nobili longobardi, orecchini a cestello e fibule auree che vengono presentati accanto ai reperti rinvenuti in occasione del primo intervento.
Il Forte Malatesta è un’opera fortificata di difesa urbana della città di Ascoli Piceno. Edificato nei pressi delle sponde del torrente Castellano e del ponte di Cecco, passo obbligato per chi accedeva in città dalla zona est, è stato ricostruito sui resti di precedenti architetture erette nel corso dei secoli. Questa area ha ospitato come prima costruzione un impianto termale di epoca romana; altre notizie riguardanti gli edifici sorti su questo luogo narrano di opere difensive allestite nella zona del vicino ponte di Cecco realizzate dai Piceni utili per rafforzare l’ingresso alla città dopo l’avvenuta disfatta, del 91 a.C., ai danni degli ascolani inflitta da Gneo Pompeo Strabone. La fortificazione beneficiò di opere di restauro dopo la distruzione dei Longobardi, ma fu nuovamente rasa al suolo nell’anno 1242. Galeotto I Malatesta, nel 1349, quando fu Signore di Ascoli la ricostruì. L’attuale rocca, rappresenta la definitiva sistemazione operata da Sangallo il Giovane, che la progettò ed elevò nel 1540 su incarico di Papa Paolo III Farnese.
Il Forte fu oggetto di un nuovo restauro nel 1600. Tra il 1797 e il 1798 il Governo Pontificio lo utilizzò come caserma. Dal 1828 al 1978 il Forte fu utilizzato come carcere giudiziario.
Per orari ed informazioni visita il sito del
Forte Malatesta