A Macerata nonostante la presenza di ricche raccolte private che denotavano spesso una notevole apertura alle nuove idee - nel Seicento viene ricordata quella del matematico Girolamo Marchetti, con opere provenienti dalla Scuola di Urbino, del letterato Marcantonio Amici, dei Compagnoni, del cardinale Mario Marefoschi, dei Lazzarini, dei Bonaccorsi - le prime donazioni librarie documentate risalgano all’epoca delle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi. Il Comune prese allora la decisione di istituire con il fondo librario della soppressa Compagnia di Gesù la biblioteca pubblica (1703), grazie alla mediazione del cardinale Compagnoni Marefoschi e al contributo del Papa Pio VI e del cardinale Guglielmo Pallotta. Seguirono nel 1779 il dono del giudice rotale Francesco Mornati e quello di Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, ai quali la Biblioteca Civica è intitolata unitamente al nome del padre domenicano Pietro Borgetti che volle emulare i fratelli Mozzi donando con la sua importante libreria anche tutto il suo patrimonio.
La biblioteca dei fratelli Mozzi senza essere di dimensioni imponenti (2.668) è un vero gioiello. Attualmente è una delle più grandi biblioteche delle Marche; dispone di circa 350.000 volumi, oltre 10.000 manoscritti, 300 incunaboli ed oltre 4000 edizioni del secolo XVI.
La Biblioteca ha inoltre una raccolta musicale e teatrale, una collezione risorgimentale e una ricca fototeca con oltre 20.000 immagini che documentano prevalentemente la storia locale (eventi, personaggi, costume, urbanistica, monumenti, opere d'arte). Tutti i fondi antichi sono catalogati e consultabili.
La Biblioteca Mozzi Borgetti fa parte dell'Istituzione Macerata Cultura Biblioteca e Musei e aderisce al progetto Nati per Leggere per la promozione della lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni.
A farne qualcosa di unico fu Giuseppe il quale, aperto culturalmente alle molteplici esperienze degli illuministi europei, le conferì un carattere decisamente moderno.
Giuseppe Mozzi, nato da nobile famiglia e provvisto di beni di fortuna, studiò a Bologna e a Roma e affinò i suoi interessi scientifici con diversi viaggi all’estero, acquistando libri e strumenti di interesse per la ricerca scientifica. Appassionato cultore della scienza, fu vicino agli orientamenti diffusi fra gli accademici francesi i cui principali poli di interesse erano le scienze, le tecniche e la riflessione riformatrice.
All’interno del corposo settore delle scienze la medicina occupa lo spazio maggiore. Nella sua raccolta sono presenti i principali autori del nuovo corso empirico-sperimentale della medicina moderna: William Harvey (Opera omnia, Londini, 1776 ed edizioni precedenti di singole opere), Tomas Sydenam (Opera universa, Londini, 1705), Simon André Tissot (Epistolae medicae practicae, Lausanne 1770), Hermann Boherave (tutte le opere mediche botaniche e gli Elementa chemiae, Lugduni, Patav. 1732), Albrecht von Haller, il fondatore della fisiologia moderna.
Il prevalente interesse per la medicina non offusca tuttavia quello per altri campi del sapere. Nessun settore è trascurato così che la sua biblioteca risulta un esempio di raccolta organica costruita sul modello baconiano in cui le scienze della natura si integrano a quelle fisiche e matematiche, testimoniando altresì un vivo interesse di tipo sperimentale.
Accanto alla donazione Mozzi la Biblioteca annovera testi e materiale documentario di notevole interesse locale dovuti alla serie di lasciti compiuti da alcune famiglie che aderendo alle tradizioni culturali della città possedevano raccolte qualificate e spesso di primordine.
A titolo esemplificativo si citano la nutrita corrispondenza dello storico Luigi Lanzi con studiosi italiani e d'oltralpe; la libreria personale di Amico Ricci con il relativo catalogo ragionato che ne testimonia il valore di studioso d'arte, ricercatore instancabile dell'arte marchigiana, nonché appassionato bibliofilo; la nutrita raccolta di manoscritti, pubblicazioni musicali e teatrali, legata alle donazioni di Giuseppe Natali (1879), Gian Battista Bruti Liberati (1868) e di altri illustri studiosi della materia, costituisce forse la più ricca e organica raccolta del genere nelle Marche dopo quella del Liceo Musicale Rossini di Pesaro.
Va sottolineato come in oltre due secoli di attività la biblioteca è andata progressivamente estendendosi con sale e depositi ai vari piani dello stabile. Nell’ingresso da piazza Vittorio Veneto sono conservati i meravigliosi busti di Benedetto Cairoli, di Ercole Rosa e di Papa Gregorio XVI di Fedele Bianchini; i numerosi stemmi in pietra, invece, provengono dall’antica Fonte Maggiore. Alla raccolta archeologica dei Musei Civici appartengono il sarcofago strigilato dell’atrio e il grande dolio romano di età repubblicana all’ingresso della Sala Castiglioni. Per quel che riguarda la Galleria trasversa, oggi denominata degli Specchi, Domenico Marzapani e Domenico Cervini hanno creato una trama di grottesche di matrice raffaellesca e stilemi pompeiani con ritratti di filosofi e di scienziati illustri. Le quadrature dei soffitti, infine, si devono al pittore maceratese Vincenzo Martini.
La Sala Castiglioni ospita matrimoni civili dal 2016.